Mentre la metallurgia degli altri
metalli rimase virtualmente stazionaria fino al sedicesimo secolo, la
produzione del ferro su larga scala e l’utilizzazione dell’energia idraulica
condussero alla specializzazione dell’attrezzatura, al raggiungimento di
temperature più elevate e all'allestimento di forni che resero possibile la
produzione della ghisa.
Sebbene poco sia stato ancora rivelato dai documenti
relativi alla metallurgia del primo Medioevo, molto è stato possibile
apprendere mediante lavori di scavo.
Durante il settimo secolo, gli
armaioli che lavoravano nella Borgogna si sparsero per la Francia
settentrionale e occidentale: essi perfezionarono una tecnica del tutto
particolare per la fabbricazione dell'acciaio sagomato . Le armi
d’acciaio orientali di questo tipo sono perfettamente omogenee e la sagoma è
sviluppata per cristallizzazione, mentre l’acciaio occidentale sagomato era
formato saldando insieme delle bandelle di acciaio orientale, che venivano poi
tagliate, piegate e fucinate in modo da formare il particolare modello. Gli
oggetti di acciaio sagomato di fattura occidentale divennero ricercati anche
nei paesi arabi. Tali fatti gettano una luce vivida sulla sopravvivenza di
complicatissime tecniche, e dovrebbero renderci cauti nel condannare la
metallurgia del cosiddetto evo oscuro. Abbiamo inoltre motivo di ritenere che
alcuni tipi di forni per il ferro furono introdotti proprio in questo periodo.
Un fattore che influì molto più
potentemente sull'evoluzione della moderna metallurgia del ferro fu costituito
dall'avvento dell’energia idraulica . Secondo Agricola, la prima applicazione
dei mantici idraulici risale al 1435, ma certamente essa è da attribuirsi a
epoca anteriore. Già nell'undicesimo secolo si fa menzione di mantici e magli
idraulici in uso nelle Alpi occidentali e nella Slesia. Nel 1135 il monastero
benedettino di Admont, nella Stiria, disponeva a Leoben di un mulino ad acqua,
al quale, nel 1175, se ne aggiungeva uno a pestelli; inoltre abbiamo notizie di
atri mulini esistenti a Hradish in Moravia. Da queste regioni orientali essi si
spostarono nella Germania centrale dove, nelle valli fluviali della regione
mineraria dell'Hanz, erano sorte nel tredicesimo secolo delle fonderie per
blumi; gli accenni a bacini idrici annessi a tali fonderie sono molto
frequenti. Anche in Danimarca troviamo riferimenti ai “mulini per il ferro” di
Sorø (1197), costruiti “per estrarne il ferro dal minerale”.
Le prime applicazioni dell’energia
idraulica alla metallurgia francese del ferro risalgono anch’esse
all’undicesimo e al dodicesimo secolo. Ancora una volta l’iniziativa dell'introduzione fu merito degli ordini monastici. Nel Delfinato,
ove nel 1084 era stata fondata la Grande Chartreuse, i mulini ad acqua erano
già in uso intorno al 1200. L’ingegnere cistercense Villard de Honnecourt, nel
suo taccuino (XIII secolo) tracciò piani relativi a macchinari
idraulici di ogni specie, compresa una segheria .
Naturalmente vi fu una tendenza
delle ferriere ad allontanarsi dai giacimenti minerari e carboniferi per
avvicinarsi ai torrenti e ai ruscelli, tendenza invertita alcuni secoli più
tardi dall’avvento della macchina a vapore.
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